Scatta l’obbligo del Pos per imprese e professionisti

Accolto dalle polemiche per le commissioni giudicate eccessive, dal 30 giugno è entrato in vigore il decreto che obbliga tutti gli esercizi commerciali e le attività professionali a dotarsi di un bancomat. Nessuno potrà rifiutarsi di accettare un pagamento con carta di debito superiore ai 30 euro.

 Basta contante: dal 30 giugno commercianti, artigiani, professionisti, chiunque sia in grado di fornire una merce o un servizio ai consumatori dovrà dotarsi di un Pos, il “point of sale”, quel dispositivo che permette di effettuare un pagamento con bancomat, carta di credito o debito. Un obbligo che riguarderà tutti: dal dentista al venditore ambulante, dall’avvocato all’idraulico. Nessuno potrà più rifiutarsi di accettare un pagamento con carta di debito, purché la somma dovuta non sia inferiore ai 30 euro. La misura punta a rendere più tracciabili i pagamenti (anche su piccole somme), permettendo una lotta maggiore all’evasione fiscale. Ma ci sono dei costi non indifferenti che gravano sulle imprese e le associsazioni di categorie si sono fatte sentire . In realtà anche i consumatori non sembrano essere contenti:  nel decreto che introduce il Pos per legge non è contemplata nessuna sanzione a carico di chi non rispetterà l’obbligo.”L’arma è spuntata – commenta il Codacons – è la solita norma all’italiana”. Tornando ai costi per le imprese, secondo uno studio effettuato dalla Cgia di Mestre – tenendo conto delle condizioni praticate dai principali istituti – la spesa media per un imprenditore che incassa via Pos 100mila euro l’anno, varia infatti dai 1.183 euro previsti per chi si accontenta del modello base, ai 1.208 pagati dal commerciante, artigiano o professionista che sceglie il Pos cordless (senza fili), fino ai 1.240 versati da chi decide di avvalersi di un dispositivo Gsm. Cifre calcolate al netto, tenendo conto della deducibilità applicabili agli oneri in questione. Di fatto spese di attivazione, commissioni mensili e commissioni sulle singole operazioni sono a carico di chi chiede l’installazione del Pos. Alcune banche concedono il dispositivo in comodato d’uso; diverse associazioni  si sono già mosse per ottenere condizioni più vantaggiose rispetto a quelle standard ma nella media i costi sono elevati e gli accordi mancanti. Lo ha ammesso lo stesso ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi che parlando alle assemblee di Confcommercio e Confesercenti si è impegnata ad “attivare un tavolo di confronto con le banche e con gli operatori per ridurre i costi legati alla disponibilità e all’utilizzo dei Pos”. Ma “non possiamo aspettare ancora – ha poi precisato – il costo legato al massiccio utilizzo del contante è eccessivo”. Al momento i tavoli promessi non sono stati ancora convocati, ma per calmare la protesta di professionisti e lavoratori autonomi, ecco che il decreto entra in vigore senza sanzioni. Rimandare l’obbligo di Pos alla firma di tali accordi avrebbe infatti creato qualche imbarazzo al governo, perché il provvedimento in questione arriva da lontano. Era  inserito nel decreto crescita varato nel 2012 dall’allora esecutivo Monti con decorrenza prevista al primo gennaio di quest’anno, ma la partenza è stata poi rinviata di altri sei mesi. Nel frattempo il testo del decreto è stato oggetto di vibrate proteste da parte delle categorie interessae e di un ricorso al Tar del Lazio – respinto – da parte dell’Ordine degli architetti. Resta da capire cosa succederà nel caso in cui il commerciante, il professionista o l’artigiano in questione non si siano dotati di Pos. Al cliente infatti è riconosciuto il diritto di pagare via card, ma se non sarà messo nelle condizioni di poterlo fare non potrà certo ottenere il bene o il servizio gratis. La circolare dedicata dal Consigluio nazionale forense agli iscritti all’Ordine degli avvocati parla chiaro: “Qualora il cliente dovesse effettivamente richiedere di effettuare il pagamento tramite carta di debito e l’avvocato ne fosse sprovvisto – sta scritto – si determinerebbe semplicemente la fattispecie della mora del creditore che, come è noto, non libera il debitore dall’obbligazione. Nessuna sanzione è infatti prevista in caso di rifiuto di accettare il pagamento tramite carta di credito”. 

 

Confcommercio: “Subito confronto con il governo per ridurre i costi sulle imprese”

  Confcommercio è certamente favorevole ad una modernizzazione del sistema dei pagamenti in Italia, purchè questo processo avvenga tenendo conto delle esigenze di tutti i soggetti interessati e soprattutto non si traduca unicamente in nuovi e pesanti oneri a carico delle imprese direzione, questa, che rischia purtroppo di essere disattesa dal provvedimento entrato in vigore”. “Questo il commento di Confcommercio in relazione all’obbligo di accettare pagamenti con Pos per importi superiori a 30 euro. “Infatti – prosegue la nota – obbligare le imprese all’accettazione del sistema di pagamento elettronico senza intervenire in modo adeguato sulla ridefinizione delle commissioni bancarie e degli oneri legati all’accettazione della moneta elettronica, significa penalizzare ulteriormente quel tessuto produttivo già pesantemente provato dal perdurare della recessione economica. Inoltre, l’attuale normativa, oltre a generare confusione applicativa, rischia di tradursi esclusivamente in maggiori introiti per il sistema bancario”. “Quello che serve – conclude Confcommercio – è che il Governo attivi al più presto gli annunciati tavoli di confronto con le organizzazioni d’impresa con l’obiettivo di trovare modalità per ridurre le commissioni e rivedere le soglie di fatturato in base alla quali applicare la norma”.
fonte confcommercio.it

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