Audizione del presidente Acampora incaricato della Giunta Nazionale di Confcommercio per la transizione ecologica e sostenibilità presso le commissioni riunite VI e X : “Misure in giusta direzione ma occorrono interventi più incisivi”.

Audizione informale questo pomeriggio per il Presidente di Confcommercio Lazio Giovanni Acampora e incaricato della giunta nazionale per la Transizione ecologica e la Sostenibilità, presso le Commissioni riunite VI e X: Finanze e tesoro, Industria, Commercio, Turismo del Senato nell’ambito dell’istruttoria sul disegno di legge AS2564 (conversione in legge del decreto-legge 21/2022 recante “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi Ucraina”).

 “Desidero ringraziare la Commissione, ed il suo Presidente in particolare – interviene Acampora –  per l’opportunità che ci è stata offerta di poter esprimere il punto di vista del mondo produttivo su una tema che riveste, oggi più che mai, un’importanza strategica per le nostre imprese e per l’intero Paese.

Il complesso delle misure adottate per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina appare positivo, anche se crediamo non sia ancora sufficiente ad offrire una risposta – stabile, strutturale e duratura – alle difficoltà che stanno vivendo cittadini ed imprese.

Pe ragioni di sintesi e di chiarezza espositiva, articolerò il mio intervento per punti, riferibili, ciascuno, a diversi ambiti tematici.

Sul fronte energia abbiamo apprezzato l’introduzione di due distinti crediti d’imposta a favore delle imprese per l’acquisto di energia e di gas.

Un primo passo, certamente nella giusta direzione. Crediamo tuttavia che il credito previsto (articolo 3) per l’acquisto di energia elettrica necessiti di una rimodulazione al fine di rendere più inclusivo il perimetro soggettivo dei beneficiari, eliminando – così come già previsto per l’omologa disposizione riguardante il gas naturale – il presupposto di accesso rappresentato dalla potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW.

Riteniamo inoltre opportuno un innalzamento, adeguato e sostenibile, dell’aliquota del credito d’imposta, oggi fissata nella misura del 12 per cento della spesa sostenuta per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata nel secondo trimestre dell’anno 2022.

Consideriamo, poi, necessario introdurre un meccanismo automatizzato di proroga del beneficio in caso di permanenza di una situazione di criticità dei prezzi energetici.

Bene l’aver esteso (articolo 8) alle imprese la possibilità di rateizzazione degli importi dovuti per i consumi di energia e gas, anche se inadeguato – vista la gravità degli effetti economici causati dall’aumento dei prezzi delle forniture energetiche – è il previsto periodo di fruizione del beneficio, limitato ai soli mesi di maggio e giugno 2022. Riterremmo auspicabile estendere la portata della misura sino a tutto il 2022, così come andrebbe resa gratuita la garanzia concessa da SACE S.p.A. ai fornitori a fronte dei finanziamenti richiesti e specificato che la rateizzazione concessa all’impresa non può prevedere costi aggiuntivi.

Per quanto riguarda poi la questione dei cosiddetti “extra profitti” (articolo 37), evidenziamo possibili criticità legate, in particolare, alla indeducibilità del prelievo solidaristico straordinario ai fini IRES e IRAP, oltre alla potenziale iniquità di una tassazione che colpisce anche le imprese che esercitano esclusivamente l’attività di distribuzione e commercio di prodotti petroliferi. Quest’ultime, infatti, a differenza dei produttori, sono qualificate come price taker e, pertanto, non si trovano nella possibilità di influenzare il prezzo di mercato né, di conseguenza, possono realizzare extraprofitti.

Va poi detto che il contributo solidaristico colpisce anche aziende in perdita o che hanno già sterilizzato, con adeguate coperture finanziarie, i possibili profitti.

Per chiudere le tematiche connesse alle questioni energetiche, crediamo siano maturi i tempi per l’introduzione di una misura strutturale mirata alla riduzione, adeguata e sostenibile, dell’aliquota delle accise attualmente gravante sui prodotti energetici.

Sul fronte delle misure di sostegno alla liquidità delle imprese, crediamo occorra riattivare la c.d. moratoria ex-lege dei debiti bancari, terminata lo scorso 31 dicembre 2021. Tale moratoria ha infatti dimostrato di funzionare concretamente con un totale di circa 160 miliardi di euro di finanziamenti sospesi, di cui circa 33 ancora attivi al 31 dicembre 2021. 

Andrebbero inoltre potenziati – attraverso ulteriori interventi di garanzia pubblica – gli strumenti già esistenti in favore della ristrutturazione dei prestiti in essere, anche allungando il piano di ammortamento per poter diluire l’orizzonte temporale degli oneri per le imprese.

Gli interventi introdotti sul tema dei trasporti per fronteggiare l’emergenza del caro carburanti sono complessivamente condivisibili, pur se non esaustivi. Il taglio delle accise (articolo 1) ha fornito un positivo ristoro a famiglie e imprese. Occorre però fare di più. Quello che chiediamo è la riduzione strutturale del prelievo fiscale sul comparto della mobilità, a cominciare da un riallineamento delle aliquote d’accisa su valori prossimi a quelli dei più virtuosi Paesi europei.

E’ urgente, inoltre, sfruttare le opportunità del nuovo Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, per tramutare tempestivamente lo stanziamento del fondo istituito a sostegno dell’autotrasporto (articolo 17), in ristori operativi per le imprese.

Tenuto conto, infine, dell’ampia portata degli effetti del caro carburanti sulle imprese di trasporto e logistica, sarebbe auspicabile prevedere analoghi interventi di ristoro a sostegno dei diversi operatori del trasporto persone e del trasporto marittimo, a partire dal trasporto scolastico dedicato, dai collegamenti con le isole e dalle autostrade del mare.

Sui temi del lavoro, segnaliamo come la neutralizzazione dei periodi di integrazione salariale fruiti per le aziende del settore turistico fino a 15 dipendenti (articolo 11) sia certamente un’importante intervento per la ripresa delle stesse attività con il conseguente riconoscimento di otto settimane aggiuntive di trattamenti.

Infine, l’intenzione di dare una spinta all’incremento occupazionale attraverso le agevolazioni per le assunzioni del personale delle aziende in crisi (articolo 12), crediamo sia una misura positiva in ottica abbattimento del costo del lavoro anche se in futuro occorrerà fare molto di più per attenuare gli impatti della riforma degli ammortizzatori sociali.

Sui temi del turismo l’articolo 22 istituisce un credito d’imposta del 50% dell’importo versato per assolvere la seconda rata IMU del 2021. Un intervento atteso ma che, nella formulazione adottata, riguarda una parte circoscritta della filiera del settore, non la sua interezza. 

E’ quindi necessario estenderne il perimetro di applicazione almeno a tutte le principali categorie di imprese e tenere conto del fatto che ci sono aree del Paese dove l’imposta assume denominazioni diverse dall’IMU, segnatamente le Provincie autonome di Trento e di Bolzano. Andrebbero infine rivisti i requisiti di accesso al contributo, oggi limitato alle sole imprese che, nel secondo trimestre 2021, hanno registrato cali di fatturato del 50% o più rispetto al 2019

Tale previsione esclude infatti le attività avviate successivamente al 30 giugno 2021, penalizza l’offerta turistica della montagna – che nel secondo trimestre dell’anno è fisiologicamente in bassa stagione – e non tiene conto del fatto che anche una riduzione di fatturato inferiore alla soglia del 50% può ben minare alla base la solidità di un’azienda e la stabilità dei posti di lavoro. Occorre, più in generale, un’operazione fiducia per le imprese attraverso l’aumento dei fondi emergenziali e la proroga delle moratorie bancarie e fiscali.

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